L’arte di Monica Mura, in lotta per i diritti delle donne

 

LA DONNA SARDA | Federica Ginesu |

Decide di consacrare tutta la sua vita all’arte per esprimere un’urgenza sociale: nelle sue opere un messaggio che ogni donna dovrebbe ascoltare

Intensa sin dal primo sguardo: capelli corvini, pelle color luna e rossetto porpora. Contrasti forti che già la definiscono. Monica Mura è un’artista dalla creatività multiforme. Ci incontriamo in un bar del centro di Cagliari, prima di far ritorno in Spagna dove abita da tredici anni.

L’energia creativa si manifesta già nella sua infanzia. All’asilo disegna per le altre bambine e alle elementari le maestre le chiedono di illustrare i cartelloni che addobbano l’aula. «Ho sempre saputo di avere un dono particolare».

La prima mostra personale a Macomer, città natale, quando non è neanche adolescente. Poi un periodo di riflessione. «Ero già stata riconosciuta sin da piccola e rifiutavo il termine artista che mi veniva imposto dalla società. Probabilmente non mi sentivo pronta per accettare quella vocazione che si agitava dentro di me».
Nel frattempo, Monica si iscrive in ragioneria con indirizzo informatico. Dopo il diploma, vive un anno a Londra per confrontarsi col mondo per poi tornare in Italia e frequentare il corso Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) a Torino, un corso di studi all’epoca sperimentale, dove insegnano creativi di livello internazionale.

Per il suo Erasmus, durante l’ultimo anno di università, sceglie Santiago di Compostela. Torna a Torino per ultimare il suo percorso accademico laureandosi con la specializzazione in linguaggi multimediali. Si dedica alla grafica pubblicitaria e, stregata dalla Spagna, si trasferisce a Santiago dove risiede attualmente.
«Avevo l’esigenza di stare ancora in quel posto magico, in bilico tra il sacro e profano. La città delle brujas ossia streghe».
Nel 2012 però la crisi immobiliare mette in ginocchio la Spagna. In tanti perdono la casa, travolti da mutui che non riescono più a pagare. Si riversano nelle strade in segno di protesta. È un dolore che la condiziona, ripercuotendosi su la sua creatività. «Per la prima volta ho sentito il panico davanti al foglio bianco, la sensazione di non avere niente da dire». […] continua a leggere

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