Da luogo consacrato alle muse, a spazio dedicato alle persone

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III Congreso Internacional Los museos en la Educación – Repensar los Museos (III Congresso Internazionale I musei nell’Educazione – Ripensare i Musei) | Blog | Monica Mura |

Quando ascolto “Ripensare i musei” mi porgo inevitabilmente tre domande: Cos’é il Museo? Quali sono le esperienze che viviamo attualmente? Quali sono le nostre aspettative presenti e future?

Per riflettere su questi punti ho voluto aprire un dialogo con più persone attraverso le reti sociali e credo che, dopo aver raccolto l’opinione tanto di professionisti di diversi ambiti relazionati con i musei e con il mondo dell’arte, quanto degli utenti abituali o sporadici che in alcuni casi non hanno nessuna relazione diretta con quest’area é arrivato il momento di cercare di riassumere l’informazione che ho ricevuto: in primo luogo voglio mettere in evidenza il fatto che, indipendentemente delle sfumature, le inquietudini, le frustrazioni e le esperienze dei partecipanti sono state molto simili.

Il Museo oggi: da statico a dinamico.

Il museo per alcune persone viene percepito ancora come un contenitore. Uno spazio di conservazione dell’arte dove poter entrare in contatto con diverse epoche del passato e più raramente con il presente attraverso delle opere esposte. È un tempio, il guardiano della memoria, un spazio dove contemplare, a volte sino a meditare. Generalmente le esperienze degli utenti non risceono a spingersi oltre a ció che gli viene permesso dalla loro intenzione iniziale e dalla capacità personale di ognuno di emozionarsi, capire le opere esposte e di riflettere percorrendo un cammino personale a volte rigeneratore ma che in alcune occasioni può addirittura risultare frustrante. In alcuni casi si parla di incontro: tra l’antico ed il contemporaneo, tra l’arte e le persone. Continuo a credere che mi è mancato ascoltare anche che sia un punto di incontro tra persone grazie alle arti.

Le Esperienze: positive e/o negative.

In generale a questa domanda la risposta é stata positiva, molte persone cercano e trovano nel museo un posto dove vedere opere più o meno interessanti che ispirino o stimolino la creatività, che permettano sognare, emozionarsi ed evadere della quotidianità. Però quando la risposta è negativa, normalmente lo è in modo forte e chiaro e si parla di musei come luoghi ancora troppo lontani dalle persone, a volte pieni, altre vuoti, però sempre noiosi e austeri. Approfondendo di più, questi utenti normalmente sono persone che cercano nel museo uno spazio dove compartire, e che nelle loro esperienze hanno sentito la mancanza di un ambiente amichevole di vicinanza e complicità. Quello che chiedono è chiaramente ciò che si cerca di creare e di offrire dalle aree di educazione però è evidente che attualmente arriva a poche persone, e che questo continua a stare molto più lontano dalle sale espositive.

Le aspettative presenti e future: un Museo interattivo e… libero, vivo, giusto, inclusivo, multisensoriale.

Questo punto, è senza dubbio il più chiaro: tutti quanti chiedono un museo dove poter interagire in tutti i e con tutti i sensi. Desideriamo essere parte attiva dei musei, non solo attraverso dei laboratori, ma anche nelle stesse esposizioni, interagendo con le collezioni in situ attraverso dell’uso delle nuove tecnologie.

Chiedono di essere parte integrante delle opere per vivere nuove, positive e rigeneratrici esperienze in un modo divertente, bello e piacevole.

Vogliono essere complici di un nuovo museo VIVO. Per questo chiedono una presenza convincente e determinante degli artisti contemporanei e della loro arte e rivendicano vederci rappresentati tutti e tutte come individui e come società. Esigono un museo LIBERO da pregiudizi, tabù, da strumentalizzazioni e politicizzazioni. Che lavori in profondità con le persone a lungo termine per creare un cambio reale e permanente, allontanandosi da atti e progetti che possano sembrare più che altro, strategie dirette principalmente alla promozione della istituzione.

Un Museo impegnato che rischi di più nelle sue proposte e programmazioni per promuovere e realizzare attività significative che riescano a rompere vecchi schemi prestabiliti. Per far si che il museo sia GIUSTO e INCLUSIVO è importante ripensare ciò che si mostra del passato. Oltre a modificare il modo in cui si espone, si dovrebbero riconsiderare i contenuti delle collezioni permanenti per dare finalmente voce a coloro che, per genere, razza e condizione sociale non sono stati inclusi o mostrati degnamente. Questo punto mi sembra la chiave per poter avanzare. Attraverso il museo si può combattere la discriminazione e la esclusione sociale dando l’esempio anche in questo senso. Cosa mostriamo del passato e come dialoga con il presente per creare il futuro? Inoltre chiedono che i musei offrano più spazi alla musica in diretto, la poesia, la danza, la performance, il cinema, la videoarte e la scienza durante tutto l’anno per umanizzare e dinamizzare gli spazi e ottenere che sia realmente percepito come un luogo di incontro, aggregazione e sperimentazione con un forte carattere educativo, dove confrontarsi giorno dopo giorno e dove vengano stimolati tutti i sensi per dar vita a un museo MULTISENSORIALE molto più accessibile anche a persone in situazione di invalidità.

Voglio concludere ricordando una riflessione che é nata dalle conversazioni via chat. Domandavo se a volte come professionisti ed educatori stiamo creando la aspettativa di un museo più umano che forse non siamo ancora capaci di offrire realmente e se questo potrebbe generare sentimenti di delusione, disillusione e disinganno che allontanino le persone dai musei invece di avvicinarle. Mi chiedevo se può succedere che, indipendentemente dalle buone intenzioni, si finisca per alimentare speranze che si vedano frustrate fuori da dibattiti, conferenze, laboratori e corsi. Una persona in concreto è stata capace di toccare la mia sensibilità. Mi ha risposto che senza tutto questo, saremmo ancora più indietro rispetto a dove siamo ora, e mi ha ricordato la sua importanza, anche con le sue contraddizioni, perché solo “Se lo puoi immaginare, lo puoi raggiungere”. Quindi, come diceva Picasso, “Tutto quello che puoi immaginare è reale”.

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